Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Repowering e revamping: quali benefici per eolico e fotovoltaico

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2021 11:17
Autore
Stampa | Notifica email    
17/08/2021 19:38

<header>

Repowering e revamping: quali benefici per eolico e fotovoltaico





</header>
Repowering e revamping: quali benefici per eolico e fotovoltaico


Revamping e repowering sono ormai due termini sempre più ricorrenti quando si parla di energie rinnovabili. Ma di che cosa stiamo esattamente parlando e perché si tratta di qualcosa di estremamente importante parlando per il futuro delle fonti pulite?


Repowering: che cos’è e come funziona


Partiamo dalla definizione di repowering. Buona parte degli impianti eolici e fotovoltaici oggi in funzione in Italia sono stati costruiti una decina di anni fa, quando esistevano importanti sistemi di incentivazione (come il Conto energia) che remuneravano direttamente e generosamente il kWh rinnovabile. Per questo motivo tali impianti iniziano oggi a mostrare i segni dell’usura, compromettendo le prestazioni degli stessi, con conseguenze negative per gli stessi business plan. Vero è che anche queste installazioni sono soggette periodicamente a interventi di manutenzione, in particolare per sostituire singoli componenti danneggiati o non più funzionanti. Ma occorre considerare che – nel corso dell’ultimo decennio – entrambe le tecnologie hanno fatto importanti passi in avanti, ad esempio dal punto di vista della digitalizzazione. Per questo motivo oggi i proprietari di impianti da fonti pulite puntano ad andare oltre la classica manutenzione per effettuare invece interventi di repowering, che consistono nella sostituzione di macchine e componenti vecchi, obsoleti o inefficienti con componenti più recenti, che possono avere quindi prestazioni energetiche superiori, comportando così anche un aumento della potenza dell’impianto.


Repowering e revamping: quali sono le differenze


Come abbiamo detto in precedenza, accanto alla parola repowering è molto utilizzata anche quella revamping. Che prende il nome dal verbo inglese “to revamp”, cioè rimodernare. Questo ci consente di comprendere come i processi che portano al revamping e al repowering siano del tutto simili, ma esiste anche una differenza sostanziale: le modifiche introdotte con il revamping, in grado comunque di assicurare una maggiore generazione, sono infatti effettuate senza incrementare la potenza nominale dell’impianto. Ma perché effettuare una scelta di questo tipo, rinunciando al maggiore aumento di produttività del repowering? A parte il tema dei costi, a favore del revamping – come vedremo meglio in seguito – ci sono delle ragioni di natura normativa: ovvero la volontà di evitare le complicazioni burocratiche legate all’aumento di potenza dell’impianto stesso, che potrebbe- a determinate condizioni – essere incompatibile con il mantenimento degli incentivi ottenuti. Inoltre, a seconda della zona, il repowering può essere reso difficoltoso dalla possibile congestione della rete.





Come si effettua un intervento di repowering nel caso di un impianto solare? Ovviamente, prima di mettere in atto un qualsiasi tipo di intervento è necessario prima avviare una fase di studio che consenta di comprendere le problematiche dell’installazione e le potenzialità di ottimizzazione e di miglioramento. Una volta terminata questa fase, l’intervento di repowering consiste principalmente nell’introdurre modifiche parziali o totali dei moduli e/o inverter, nonché dei loro collegamenti elettrici, in modo tale da incrementarne la potenza nominale e la produzione annua. Molto spesso, accanto a questi interventi concreti, viene affiancata l’installazione di un sistema di gestione e monitoraggio di tipo software, di norma non presente nelle installazioni realizzate nella prima fase di espansione del fotovoltaico. Considerato che le caratteristiche tecniche dei pannelli si sono evolute notevolmente, passando da un’efficienza media del 14% nel 2006 al quasi il 20% dei giorni nostri (fonte AGICI), il repowering solare ha ottime potenzialità: la sostituzione di pannelli obsoleti con quelli di ultima generazione consentirebbe di aumentare la produzione fotovoltaica italiana di oltre il 40% a parità di suolo occupato.


Come funziona il repowering dell’eolico


I passaggi iniziali del repowering eolico sono molto simili a quelli del solare, ma gli esperti hanno necessità di fare un ulteriore studio: occorre infatti effettuare una rigorosa valutazione dell’integrità strutturale e della capacità delle fondazioni di un determinato impianto eolico, per stabilire se esse sono idonee o meno al repowering. Che sostanzialmente determina lo smantellamento vero e proprio dell’impianto eolico esistente e l’installazione di componenti del tutto nuove.


Repowering impianto eolico come funziona e quali benefici


A partire dall’installazione di pale di maggiori dimensioni (in gergo tecnico il cosiddetto reblading), in linea con l’evoluzione tecnologica dell’eolico di questi ultimi anni, capaci dunque di catturare una maggiore quantità di vento e produrre più elettricità. Un’alternativa è quella di un repower parziale, che preveda il mantenimento delle torri esistenti, a patto ovviamente che siano in buone condizioni e adeguatamente mantenute. Quest’ultima opzione può fornire significativi risparmi sui costi, ma è necessario risolvere problemi di compatibilità e altri potenziali fattori di rischio.


Repowering evoluzione tecnologica eolico


Occorre poi considerare che il solo reblading può arrivare a garantire un aumento del +16% della produzione, mentre un’integrale ricostruzione dell’impianto ha percentuali decisamente superiori (con incrementi compresi tra il +70% e il +130%).


I benefici del Repowering


Come abbiamo già raccontato in precedenza, il beneficio numero uno del repowering (e in misura minore anche del revamping) è legato all’aumento di produttività degli impianti. Con conseguenze economiche positive per i conti economici dei proprietari degli impianti ma non solo. Infatti, occorre considerare che uno dei principali problemi delle rinnovabili, specialmente dell’eolico, è trovare nuovi siti adatti a ospitare nuovi impianti, specialmente in un paese antropizzato come l’Italia. Le aree a maggiore ventosità sono infatti state già occupate, mentre i nuovi progetti di parchi (anche solari) incontrano non di rado l’opposizione delle comunità locali, per non parlare dei problemi autorizzativi. Il repowering risolve alla radice questo problema, abilitando così un più facile raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. La stima di Agici è che l’ammodernamento del complesso degli impianti rinnovabili consentirebbe all’Italia di raggiungere quasi metà degli obiettivi rinnovabili al 2030 previsti dal PNIEC, senza consumare nuovo suolo.


Come funziona la normativa GSE sul repowering


Quello che ha maggiormente rallentato lo sviluppo del repowering in Italia è l’equiparazione, dal punto di vista amministrativo, di questi interventi a nuove installazioni. Questa situazione ha portato a tempistiche lunghe e procedure complicate. In positivo, dal 2016 in poi il GSE ha aperto esplicitamente al repowering per il fotovoltaico: sono infatti consentiti incrementi della potenza elettrica nominale dell’impianto conseguenti a sostituzione di componenti entro l’1% per gli impianti superiori ai 20 kW e del 5% per gli impianti inferiori a 20 kW. Di particolare rilevanza è che la quota di potenza “aggiuntiva” beneficerà della tariffa incentivante riconosciuta all’impianto interessato dall’intervento (che sarà aggiustata in base alla nuova capacità risultante).


Dal momento che si tratta di percentuali minime, probabilmente tali da scoraggiare potenziali investitori, il documento disciplina con un escamotage quegli interventi di repowering che comportino un incremento della potenza installata superiori a tali soglie. In buona sostanza, la quota di potenza aggiuntiva non beneficia della tariffa incentivante originariamente assegnata all’impianto, ma è possibile – per la quota parte – accedere al regime del ritiro dedicato, ovvero a una sorta di incentivo indiretto per il solare. Per quanto riguarda l’eolico, invece c’è da segnalare che il Decreto Fer 1 prevede degli appositi incentivi per l’integrale ricostruzione, riattivazione o potenziamento degli impianti esistenti. Siamo in attesa di conscere anche cosa conterrà il Decreto Fer 2 in arrivo a fine anno.



[Modificato da MARIOCAPALBO 17/08/2021 19:39]

29/08/2021 11:17


I circa 650mila impianti fotovoltaici installati in Italia dal 2001 al 2014, che rappresentano circa l’80% del parco fotovoltaico del nostro paese, sono realizzati per la maggior parte in regime di Conto Energia e beneficiano di incentivi secondo le modalità previste dal GSE, purché siano garantite le performance in termini di produzione energetica. Molti di questi impianti con il tempo hanno perso parte della produttività ed efficienza a causa della naturale usura dei componenti o della scarsa attenzione alla qualità negli anni dei grandi incentivi e di conseguenza i proprietari perdono parte degli incentivi.


Revamping: che cos’è e i vantaggi Gli interventi di revamping (dall’inglese to revamp, rimodernare) permettono di riqualificare e modernizzare impianti fotovoltaici esistenti ma non più performanti e possono interessare diversi aspetti più o meno significativi, che riguardano la sostituzione di pannelli e inverter, ma anche dei soli cablaggi o strutture di sostegno, lo spostamento di componenti elettriche o la realizzazione di nuove funzioni di monitoraggio digitali per la gestione semplificata e ottimizzata dell’impianto.


Il GSE ha definito le regole, ai sensi del DM 23/06/2016, con tutte le indicazioni da rispettare negli interventi di revamping. In particolare per gli interventi significativi entro 60 giorni dal loro completamento è necessario inviare una apposita comunicazione insieme ai documenti idonei a descrivere i lavori effettuati, secondo quanto previsto dalle Procedure. Per quelli meno significativi o per gli impianti di potenza pari o inferiore a 3 kW non è necessario inviare alcuna comunicazione.


Secondo il Renewable Energy Report 2021 dell’Energy&Strategy Group “un intervento di repowering applicato ad un impianto installato nel 2012 permetterebbe di raggiungere un aumento della produzione del sito anche superiore al 50-70%, a seconda delle condizioni dell’impianto preesistente e grazie alla possibilità di incrementare la potenza installata a parità di superficie”.  Va anche detto che gli interventi di revamping e repowering sono importanti per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNIEC che per il solo fotovoltaico prevedono di passare entro il 2030 dagli attuali 21,6 GW a 55 GW. 


L’Ing Nicola Baggio Co-fondatore di FuturaSun, CTO, Asset Manager e R&D Manager ci aiuta a capire i vantaggi e le potenzialità in Italia degli interventi di revamping.Quanto può aumentare la produttività di un impianto fotovoltaico dopo un intervento di revamping? Molto dipende dallo stato in cui si trova l’impianto. Ipotizzando un impianto in buone condizioni, ma installato una decina di anni fa, grazie al revamping si potrebbe ottenere fino al 20% in più di produzione. Questo viene dato dall’effetto combinato di moduli nuovi con la potenza nominale iniziale dichiarata, quindi senza il degrado naturale avuto negli anni, da una maggiore resa in condizioni di basso irraggiamento o di alte temperature, da una maggiore efficienza dell’inverter e dalle tolleranze ammesse negli interventi da parte del GSE (1% e 5% a seconda della taglia dell’impianto).                                                C’è differenza tra repowering e revamping? Il revamping si fa perché si deve. Il repowering perché si vuole. Ovvero, il revamping in genere si effettua là dove le rese non siano buone e quindi si vuole ripristinare un funzionamento in linea con il business plan. Nel fare un intervento di revamping è naturale che si utilizzino moduli molto più efficienti di quelli rimossi, quindi moduli che occupano meno spazio. Serviranno quindi meno moduli rispetto a quelli iniziali per raggiungere la stessa potenza complessiva autorizzata. A questo punto ci si potrebbe trovare con una parte del tetto o del terreno, anche del 40%, dove ci sono le strutture posate, ma… vuote. Viene quindi naturale pensare di sfruttare questo spazio per installare ulteriori moduli (cosiddetto potenziamento non incentivato) e connetterli ad un nuovo POD per produrre energia aggiuntiva: questo è il repowering.                                                                                                                          Interventi di revamping e repowering: considerando il parco installato in Italia, di che numeri parliamo?Difficile fare delle stime, ma il potenziale potrebbe essere tra i 500 MW e 1 GW/anno. Purtroppo questo è solo sulla carta poiché il grande timore di tutti gli operatori è intraprendere un percorso burocratico che possa creare dei problemi sull’impianto esistente. Di fatto, la troppa burocrazia soffoca la possibilità di fare vera manutenzione.                                                                                                                                                  Quali sono gli obblighi normativi per il revamping di un impianto fotovoltaico?Gli obblighi sono molteplici specie per gli impianti incentivati in Conto Energia. E’ necessario attenersi scrupolosamente ai disciplinari GSE sia per quanto riguarda i rifacimenti sia per la gestione dei RAEE eventualmente rimossi dall’impianto.                                               Le modalità definite dal GSE per conservare gli incentivi in caso di intervento di revamping sono chiare e di semplice attuazione?Le modalità sono abbastanza chiare tuttavia non si capisce sinceramente tanto accanimento. Di fatto chi fa un intervento di revamping lo fa investendo risorse proprie, quasi certamente non pianificate all’inizio dell’investimento molti anni or sono, per ovviare a dei problemi tecnici sorti sull’impianto. Tutto ciò genera lavoro, IVA, e più energia pulita che dovrebbe essere lo scopo ultimo dei meccanismi incentivanti. Non si capisce quindi perché anche cambiare un singolo modulo comporti una trafila di documenti. Molto più semplice sarebbe se tutti gli interventi compatibili col titolo autorizzativo iniziale fossero consentiti nell’area dell’impianto senza necessità di ulteriori comunicazioni al GSE il quale dovrebbe limitarsi a verificare che l’impianto produca energia in linea con le aspettative in una determinata zona.                                                          Gli interventi di revamping coinvolgono tutti i componenti di un impianto (moduli, inverter, collegamenti elettrici…)?Molto spesso sì, poiché gli attuali moduli e anche gli inverter sono più efficienti e necessitano di essere accoppiati in modo diverso. Se possibile si cerca di evitare di sostituire anche i cavi e le strutture, ma con il crescere delle dimensioni dei wafer di cella, che comporta quindi un aumento cospicuo delle correnti, sarà necessario sempre di più sostituire anche i cavi.                                                                                                     Ci sono in commercio dei pannelli più adatti di altri per gli interventi di revamping?Sì, in talune circostanze si possono ancora trovare dei moduli realizzati con dimensioni simili o uguali a quelle dei moduli sostituiti. Quindi almeno geometricamente si può semplificare il lavoro di sostituzione. In ogni caso però, le potenze dei moduli attuali sono ben maggiori e bisogna stare alla larga da chi, in modo truffaldino, propone moduli con potenze “troppo basse per essere vere” in modo da realizzare di fatto un potenziamento camuffato dell’impianto. Questo è illegale. E su questo il GSE vigila.


Revamping: ritorno dell’investimento in 2 anni per un intervento a Rovigo Proprio FuturaSun è protagonista di un interessante intervento di revamping realizzato in provincia di Rovigo su un impianto fotovoltaico da 199 kWp che aveva rese ridotte del -40%. L’impianto, realizzato nel 2010 in regime di 2° Conto Energia, performava infatti sempre meno della produzione annua attesa di circa 209.000 kWh, con il rischio concreto, senza alcun intervento, di perdere incentivi per la mancata produzione, negli anni tra il 2021 e il 2030, per oltre 500mila euro.


 


 


 


 


 


 


 




Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:19. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com